LA PITTURA DI FRANCESCO GENTILE

È raggio di luce dentro una foresta di ispirazioni nella pittura di uno dei più giovani e fecondi artisti della terra d'Abruzzo...

Padre Guglielmo Alimonti OFM

IL PITTORE DI PADRE PIO

Il suo nome è: Francesco Gentile. Ho avuto già modo di occuparmi di lui su queste pagine ed ora torno a parlarne. Preciso subito che non ha nulla....

Padre Eusebio Notte OFM

LA PITTURA DI FRANCESCO GENTILE

Conosco Francesco Gentile da circa dieci anni. Una conoscenza nata in ambiente lavorativo. Il Pittore Francesco ha preso...

Dott.ssa Paola Aceto


FRANCESCO GENTILE
Pittore di Padre Pio

Eccoci di fronte ad un singolare pittore, Francesco Gentile, che dedica ampio spazio della sua arte a Pietrelcina. E' questo...

Prof. Mario Mariani

FRANCESCO GENTILE
“ Il reporter di S. Pio ”

L’Uomo di Pietrelcina non è soltanto il Santo che conosciamo ma anche il contadino suo compaesano, l’umile protagonista della...

Storico- Prof. Candido Greco

LA PITTURA DI FRANCESCO GENTILE

Padre Pio
È raggio di luce dentro una foresta di ispirazioni nella pittura di uno dei più giovani e fecondi artisti della terra d'Abruzzo, Francesco Gentile. Chi osserva oggi la gamma infinita di soggetti naturali o ritrattistici di Gentile, vede passare sotto i propri occhi scorci paesani, angoli rupestri, vette suggestive, costumi del popolo consacrati da secoli, squarci d'azzurro accanto a frange di nubi tranquille. Ad un certo punto scoppia una sequenza inaspettata: sono i personaggi ed i paesaggi di Padre Pio. L'ispirazione si ostina ricca e fluente come il torrente di montagna a primavera, offrendo volti di Pietrelcina, popolani entrati per Padre Pio nelle pagine della storia. Un mondo ignorato salta nel mezzo di questo poema pittorico per raccontare al grande mondo la preziosità delle cose semplici, la bellezza di una terra ancora vergine di ispirazioni e di sogni. La dura realtà della vita contadina, stentata e benedetta, si trasforma in un canto in cui l'arte e lo spirito ti sollevano e ti portano lontano. Tempo e spazio connotano senza velare una parte dell'umanità ancora piena di valori e pregna di suggestioni. Così l'arte di Gentile, quasi voce profetica, chiama sulla scena all'attenzione universale, volti e immagini, veri semi di gloria che giacevano in attesa. L'arte di Gentile, non cela protagonismo, ma scorre limpida tra le pieghe del passato sconosciuto e s'incarna, sotto la spatola dell'artista, dentro spazi in cui le cornici sono apparenza e non confini. Gentile oltrepassa ciò che dipinge. Piega i colori a racconti dell'anima. L'ispirata emozione del contenuto libera da linguaggio di gergo lo stile. Parlano i quadri come parla lui, divenuto narratore felice di un mondo che ha fatto di un uomo un artista e dell'artista un uomo nuovo.

Padre Guglielmo Alimonti OFM

IL PITTORE DI PADRE PIO

Il suo nome è: Francesco Gentile. Ho avuto già modo di occuparmi di lui su queste pagine ed ora torno a parlarne. Preciso subito che non ha nulla a che fare con Gentile da Fabriano, anche se è accomunato a lui dall’arte e dal nome. Il nostro Francesco Gentile è giovane pittore abruzzese che, dopo varie esperienze esistenziali ed artistiche, si è imbattuto in Padre Pio e nella sua Pietrelcina. Ne è rimasto folgorato, a tal punto che nella sua arte, da quel momento, ha avuto un’unica fonte di ispirazione: il frate di Pietrelcina e i luoghi dove egli passò gli anni della sua infanzia e della sua giovinezza, vivendo le prime esperienze mistiche ed umane. La paesaggistica di questo pittore si snoda tra le vie di rione Castello, dove c’è la casa di Padre Pio, ed insegue gli itinerari del frate con un realismo così vivo, da darti la percezione di sentire i suoi passi, ora felpati, ora strascicati a causa delle sopraggiunte stimmate di Piana Romana. E’ nata così una serie di quadri che potremmo definire la biografia su tela del frate di Pietrelcina, limitata al periodo in cui egli visse nel suo paese. La spatola di Francesco Gentile ci ha regalato una specie di CANTICO DELLE CREATURE di questo figlio del Poverello d’Assisi del XX secolo, in cui aleggia, per mezzo di un arte molto personale ed espressiva, lo spirito di Padre Pio. Pietrelcina è l’Assisi di Padre Pio e come San Francesco ebbe il suo candore in Giotto e Cimabue, così Padre Pio ha avuto il suo candore nella pittura in Francesco Gentile, lo ha tramandato alla storia, e domani San Giovanni Rotondo vanterà Francesco Messina, Pietrelcina vanterà il pittore Francesco Gentile che ha tramandato alla storia un lembo di Pietrelcina e qualche parte di questo lembo, purtroppo, non c’è più. Questi quadri sono stati esposti in diverse città italiane, in mostre che hanno riscosso lusinghieri giudizi e anche allettanti offerte (diverse centinaia di milioni!...). A questo punto Francesco Gentile ha compiuto un gesto che gli fa veramente onore: rinunciando a prospettive che, economicamente, avrebbero potuto cambiare la sua vita, ha preso in toto i suoi quadri e li ha donati al Convento di Pietrelcina. Ora adornano la Casa del Pellegrino e fanno di essa una preziosa ed invidiabile Pinacoteca. PIETRELCINA ALLO SPECCHIO – ecco il titolo che abbiamo dato alla mostra permanente. Con particolare evidenza spicca l’immagine di Padre Pio, specie in un quadro dove egli sembra la controfigura del Cristo. E’ proprio un quadro raffigurante dal vivo l’immagine di Padre Pio, del pittore Gentile, fu offerto al Papa, in occasione della sua visita a San Giovanni Rotondo. Una lettera personale del Santo Padre indica quanto il dono sia stato gradito. Il quattro ottobre scorso, festa di San Francesco D’Assisi, nella Chiesa di Pietrelcina, dinanzi ad una marea di gente e alla presenza di autorità civili e militari, il pittore Francesco Gentile ha ricevuto la massima onorificenza che noi potessimo dargli: L’AFFILIAZIONE ALL’ORDINE, a lui e la sua famiglia. In questa maniera, da semplici devoti di Padre Pio da Pietrelcina, essi sono diventati a tutti gli effetti, suoi “parenti spirituali”. Una notizia che farà anche piacere anche ai numerosi estimatori ed ammiratori dell’artista.

Padre Eusebio Notte OFM

FRANCESCO GENTILE
Pittore di Padre Pio

Eccoci di fronte ad un singolare pittore, Francesco Gentile, che dedica ampio spazio della sua arte a Pietrelcina. E' questo, il paese che diede il natale, nel 1887, a Francesco Forgione, noto in tutto il mondo come Padre Pio. E' chiaro quindi che Gentile ha voluto onorare con la sua arte questo paese, assai piccolo geograficamente, ma grande per aver dato al mondo una così nobile figura religiosa e un tale benefattore all'umanità. I paesaggi, mentre esprimono felicemente angoli caratteristici e luoghi ormai legati indissolubilmente alla vita del Santo, nella loro austera povertà e semplicità diffondono intorno a se e nel nostro animo, in un'atmosfera quasi di presepe, il devoto raccoglimento che pervadeva lo spirito di Padre Pio e invitano a vivere una dimensione essenzialmente spirituale. Ma non può essere nostro compito, specie in questa sede, indagare nel segreto della coscienza dell' artista per cogliere le motivazioni che l'hanno indotto a dedicare la sua attenzione a Pietrelcina. A noi qui preme sottolineare - sia pure di sfuggita - che la vita artistica di Gentile è chiaramente contraddistinta da tre periodi: il passato, caratterizzato da un'intensa fase di ricerca, ormai alle sue spalle, il presente che, con la mostra attuale, costituisce un momento centrale come presa di coscienza del proprio ruolo; il futuro, che ora è tutto racchiuso nel suo cuore, ma potrà, alla luce della fede, realizzarsi pienamente come risposta alla propria vocazione d' artista e trasformarsi con meravigliosi colori in valido messaggio per l' umana elevazione. Gentile è il pittore che mette mano alla spatola solo quando uno stato d' animo è stato lungamente ed intensamente vissuto e quindi, interiormente, ha già compiuto il necessario processo di chiarificazione che lo ha messo in condizione di estrinsecarsi nella forma migliore. In lui dunque è di getto la realizzazione del soggetto sulla tela; è invece lungo il processo di gestazione che lo porta all'atto creativo. I soggetti prediletti, in questo periodo, sono le figure sacre e, soprattutto, i paesaggi. Sono questi ultimi però che ci permettono di cogliere meglio il suo mondo interiore e la sua tematica artistica. Contrariamente a quanto può apparire a chi lo conosce solo superficialmente egli ha una spiritualità inquieta, profondamente insoddisfatta del mondo contemporaneo: pessimista quindi sulla possibilità che l'uomo possa, nell'immediato, migliorare la qualità della vita sul nostro pianeta. Non riuscendo però a rassegnarsi all'accettazione di un mondo che non gli è congeniale ed essendo insopprimibile il bisogno di inverare una dimensione nuova del vivere fatta di pace, di silenzio, di sincerità e di autentica umanità egli si è immerso "toto corde" nella creazione artistica inventando un mondo fatto di purezza e di bellezza incontaminate. Sono proprio i paesaggi a dare pieno appagamento al suo bisogno impellente di una realtà a dimensione autenticamente umana. In essi entrano come protagonisti gli elementi primordiali della vita: l'acqua, il verde, il cielo. Con questi elementi egli ha ormai intrecciato un dialogo fraterno, quasi mistico che è riuscito ad estraniarlo dal mondo circostante. In questi paesaggi, dai quali l'uomo è tenuto lontano quasi la sua presenza possa inquinare la loro incontaminata purezza, lo sguardo dell'osservatore prova un progressivo senso di sollievo man mano che procede verso l'alto contemplando una lenta e progressiva rarefazione e vanificazione della materia verso gli spazi celesti. Colori e tonalità assecondano felicemente questo processo . Nel cielo, esso, è dolcemente irretito dalla enigmatica diffusione della luce e dal delicato intreccio di chiari e tenui colori: l'animo qui si acquieta in un fiducioso abbandono al mistero dell'essere. Lo stesso spazio riservato alla descrizione del cielo, denota la funzione che esso svolge nell'animo dell'artista. In questi soggetti, l'effetto descrittivo e l'efficacia rappresentativa sono veramente mirabili. I lievi tocchi di colore, distribuiti diligentemente, creano, come tante note musicali, una armoniosa sinfonia policromatica ed una efficace trasfigurazione del soggetto, le quali, mentre appagano l'inquieto mondo interiore dell'artista esprimono l'esigenza di rompere i confini della realtà materiale per attingere ad un mondo di pura ed incontaminata spiritualità. Questi nuovi orizzonti di speranza e di fede nei valori superiori dello spirito si manifestano anche nei soggetti sacri recentemente realizzati che sono un primo approdo a temi suscettibili in meravigliosi sviluppi nel futuro. Un’amicizia pressoché trentennale e la condivisione di non pochi interessi di vario genere mi hanno permesso di conoscere la personalità di Gentile e le caratteristiche della sua arte. Desidero anzitutto sottolineare che non è un caso che nella sua lunga carriera artistica Gentile ha desiderato solo presentazioni fatte non da “critici” di professione; se avesse voluto avrebbe trovato facilmente un buon critico d’arte anche famoso a livello anche nazionale il quale avrebbe trovato chissà quante parole tecnicamente e modernamente adeguate in grado di stupire e di sbalordire lettori ed uditori. Al contrario, ciò che io ho scritto su di lui è di una semplicità e di una chiarezza cristallina e concorda nell’individuare la nota dominante della spiritualità di Francesco Gentile nella religiosità. Ignorando questa caratteristica non riusciremmo a capire, non solo la sua personalità ma, di conseguenza, nemmeno la sua arte. L’arte, quindi, non come strumento di vaga contemplazione o divagazione estetica ma mezzo di elevazione dell’animo verso la bellezza e verso la Verità. “Cercate anzi tutto la Verità e la Verità vi farà liberi”. E’ su questo binario che dobbiamo collocare l’arte di Gentile. San Pio da Pietrelcina ed i limpidi paesaggi del suo paese natio vogliono essere un invito a trascendere tutto ciò che è contingente e materiale per innalzarci verso i cieli puri della fede e della speranza; quei cieli nuovi e quella terra nuova, promessi da Cristo, che devono guidare il nostro cammino terreno verso la patria celeste. Da ciò quel senso di sacro stupore e di casta meraviglia che proviamo di fronte ai suoi paesaggi pittorici; stupore e meraviglia che nascono dalla consapevolezza di trovarci, guardando la natura, di fronte al mistero della compresenza di finito ed infinito, dell’umano e del divino. Il senso francescano e religioso della vita è quindi il fulcro e la forza animatrice dell’ arte di Gentile. Ma il mondo interiore di qualsiasi artista deve trovare nella tecnica di cui si serve lo strumento docile ed adeguato che lo esprime nel modo più fedele, altrimenti si creerebbe una frattura tra l’interiorità dell’artista e la sua rappresentazione oggettiva, come in questo caso, nella tela. Ora no dirò a riguardo, ipocritamente, che Gentile ha raggiunto la perfezione, che, come sappiamo, non è di questo mondo, ma dico responsabilmente che il livello di padronanza della tecnica, in Gentile, è certamente notevole ed encomiabile. Per concludere, religiosità ed adeguato livello tecnico fanno dei soggetti pittorici di Gentile un motivo di elevazione della nostra anima non solo verso il bello ma anche verso il divino.

Prof. Mario Mariani

LA PITTURA DI FRANCESCO GENTILE

Conosco Francesco Gentile da circa dieci anni. Una conoscenza nata in ambiente lavorativo. Il Pittore Francesco ha preso l’abitudine, da qualche anno ormai, di inviarmi in anteprima i suoi quadri per avere una mia “impressione a caldo”. Ritengo che il Maestro abbia intuito in me non particolari capacità proprie del critico d’arte, quanto una particolare sensibilità nell’interpretare i suoi quadri e scorgervi anche quelle ragioni dell’anima che non sempre un osservatore distratto, nonché ignaro del percorso umano e artistico dell’autore, è in grado di percepire. Sono dunque abituata ad avere una sorta di ius primi visus sui suoi quadri. Il Pittore Francesco è abituato a comunicare sulla tela, attraverso la spatola ed i colori tutte le sue impressioni. Io fino ad oggi conoscevo il collega, l’uomo di fede e l’artista che è riuscito nel tempo con la sua arte a diventare il pittore di San Pio e di Pietrelcina, paese natale del santo con le stigmate. Lo stile pittorico del nostro Francesco non è semplice anche se lui è un uomo semplice, che vive la sua vita secondo valori antichi e sacri e secondo ritmi che oggi pochi sanno conservare. Egli è un artista, e come tale, è un anima che sente l’urgenza di comunicare agli altri imprimendo di getto sulla tela, con la sua spatola e con una tavolozza ricca di colori radiosi la propria esperienza, spinto dal desiderio di condivisione. Proprio come un cristiano delle origini, vuole mettere in comune i suoi beni. Francesco oltre ad essere un bravo Pittore è anche un uomo di fede. La sua è la fede di chi ha saputo conservare una innocenza del proprio sentire che lo porta ad affidarsi completamente alla Divina Provvidenza. Francesco non si affanna per inseguire onori e allori. La sua arte, come pure il suo pensiero, è priva di sovrastrutture. Egli deve dipingere, non può sottrarsi a questa necessità perché sente che deve compiere “un servizio” a cui è stato chiamato da una volontà superiore. Nel descrivere le modalità con cui sono stati dipinti i volti di Padre Pio ed i paesaggi di Pietrelcina, spesso Francesco pone l’accento sul fatto che le opere quasi si materializzano sulla tela come se la spatola fosse mossa ed il colore steso non dalla sua arte ma da una forza che egli sente non essere sua. Quasi a voler sminuire se stesso, la propria capacità artistica, riduce se stesso a strumento, a semplice tassello di un più ampio disegno i cui contorni non sono del tutto definiti ai nostri deperibili occhi umani. La nostra ragione non può comprendere l’imperscrutabile. Credo ut intellegam scriveva Sant’Agostino, cioè credo per comprendere facendo della fede lo strumento della comprensione di ciò che accade intorno a noi e dell’intero Universo, la misura stessa del sapere intendendo con questo termine l’attitudine propria dello spirito umano verso la conoscenza più che un insieme di nozioni. Francesco percorre un cammino di conoscenza facendo di se stesso un umile strumento di realizzazione di opere artistiche che sono espressione di fede, al servizio della fede. Egli ha sempre fiducia nella sua Fede e nella presenza amorevole di San Pio e sente che è giusto e che anzi deve condividere le sue esperienze. Francesco mette in comune con tutti noi i suoi beni. Egli possiede la sua arte e la sua storia e le condivide con noi perché sente che la sua arte e la sua storia non gli appartengono del tutto. Se fossero solo sue avrebbero meno valore e meno senso. Analizzando la policromia che caratterizza i suoi Paesaggi immersi nel verde in tutte le sue policromie, il senso bucolico dalla rappresentazione della natura in fiore, rappresentato perlopiù dal rosso dei papaveri, umile fiore campestre nel mese di maggio che spuntano qua e là avvolti da ciuffi d’erba verde che gli fanno da cuscino e danno vita a pietre inanimate in uno sfondo primaverile. I molti ritratti realizzati a San Pio, preso a suo modello preferito, sono frutto di una scrupolosa ricercatezza nello studio, nelle sue varie espressioni tanto da sfiorare l’esagerazione e la pignoleria rappresentativa, al punto, che la figura sembra tendere ad uscire fuori dai confini della sua tela. I tanti volti realizzati al Santo che ha saputo magistralmente rappresentare, raccontano in ogni piega del volto la storia di un uomo senza eguali, umile figlio della terra Sannita, al secolo Francesco Forgione che si è offerto vittima al Signore per sostenerlo nell’Umana elevazione. Riesco a leggere, rappresentato nei tanti volti di Padre Pio, una figura molto forte, intelligente, risoluta, qualvolta anche bruto con chi a lui si accostava perla prima volta nella confessione, dalla dignità incrollabile ma anche capace di estrema dolcezza, capace di accarezzare con il suo sguardo. Credo che solo l’amore e il desiderio di poter dare ancora vita a Padre Pio per mezzo della sua arte, abbia guidato la sua mano e la sua ispirazione in tutti questi anni. Li ha resi vivi, dando loro una intensità e una profondità nello sguardo che ipnotizzano chi li osserva. Ma oltre alla vita il nostro Pittore è riuscito a infondere in quegli occhi anche altro. Sono occhi che guardano oltre. Occhi depurati dai travagli e dalle miserie di questo mondo. E’ riuscito, con la sua arte, a far intravedere nella profondità dello sguardo di San Pio, la speranza di una luce che può venire solo dall’alto. In quegli occhi così vivi e umani, il Pittore riesce, con magistrale bravura, a far trasparire dal divino soggetto, tutta la serenità e la pace di chi ha vissuto e continua a vivere nella sfolgorante luce di Dio. Credo che anche Francesco abbia questo grande dono di avere in se questa luce. E non sai quanto ti ringrazio del dono che ne fai attraverso i tuoi quadri. Considero un privilegio e un onore nonché segno di gratitudine, il fatto di aver pensato a me per parlare della tua arte, un significato che va ben al di la della stessa. Grazie.

Dott.ssa Paola Aceto

FRANCESCO GENTILE “ IL REPORTER DI S. PIO ”

L’Uomo di Pietrelcina non è soltanto il Santo che conosciamo ma anche il contadino suo compaesano, l’umile protagonista della terra la cui vita è senza storia. E’ all’uno e all’altro che il Gentile dedica la sua arte. Sono molti gli artisti che hanno ritratto S. Pio, ma nessuno finora ne aveva documentato anche gli affetti familiari, il paese di origine, i conventi dove visse, così come fa un reporter in un suo servizio speciale, servizio, però, che non è qualcosa di temporaneo, ma una missione che dura una vita intera. Già perché il Gentile oggi cinquantaquattrenne, da quasi un trentennio scruta, studia il suo Santo, riproducendo primi piani del suo volto nella maturità, nella vecchiaia, nel sorriso, nella sofferenza, nell’estasi. Ha costituito, ormai con il Santo un binomio di richiamo reciproco: quando nomina P. Pio, la mente propone le immagini dii Gentile e quando si cita il pittore pennese, essa corre a P. Pio. Pennese, abbiamo detto, in realtà egli è teatino perché nacque a Chieti il 7 ottobre 1953 da Nicola, maresciallo dei Carabinieri e da Italia Di Tizio, casalinga. Penne, però, lo è di adozione perché non solo vive nella Città di Penne dal 1964, ma anche perché in questa Città conseguì la maturità artistica nel 1972/1973. Prescindendo dal forte legame spirituale che lo aggancia al Santo, legame sul quale è restio a parlare, egli ha una forte attrazione per l’Ordine dei Cappuccini, facendo parte dei Terziari fin dal 1983. Inoltre dall’ottobre 1992 il Ministro Provinciale di Foggia, Fr. Mariano di Vito, lo ha affiliato alla Sua Religione, assegnandogli una cella nel Convento di S. Giovanni Rotondo. Da questi pochi cenni è chiaro quale atmosfera respiri l’Artista, vivendo periodicamente o saltuariamente nei conventi e nello stesso paese natale del Santo: Pietrelcina. Gentile aveva iniziato la sua carriera artistica nel 1973 con disegni a china, tempere ed olio di stile astratto, una fase che durò sette anni e che oggi egli ripudia con decisione. Egli fa nascere la sua arte “dall’incontro (s’intende spirituale) con S. Pio e Pietrelcina”. Egli stesso dice: “Dal giorno in cui l’insegnamento di San Pio mi ha spinto a cercare una nuova via, un nuovo me stesso, un nuovo senso alla mia esistenza, ho sentito forte in me il bisogno di esprimere il cambiamento attraverso le mie opere”. Dunque è una conversione e in questo senso la sua arte ha anche un valore autobiografico! Egli ancora dice: “Ho dedicato la mia vita al Santo e alle sue origini, all’umile mondo contadino di Pietrelcina”. Ecco una sequenza di immagini del paese beneventano, alcune profondamente cambiate da quando furono riprese: Pietrelcina, Via del Rosario, La culla nella Piana, L’olmo della vita, Larghetto del Principe, Vecchio casolare, Antica porta, Rione castello, Porta Madonnella, Il Pantaniello, La vecchia masseria, Il pozzo della sosta, Vecchio rudere, Ponticello sul Quadrelli, La vecchia casa. Le riprendiamo dal catalogo IMMAGINI E PAROLE del 2005: sono stupendi scorci del Centro storico e della circostante campagna dove predomina, ben distribuite, le tinte di colore (vedi i primi tre oli citati). Equilibrio cromatico, la prima caratteristica della pittura del Gentile! Si amano le sue tele anche per il senso di pace che trasmettono. I personaggi che amano altre opere ruotano sui contadini del posto, tra i quali troviamo Papà Grazio, il padre del Santo che era popolarmente conosciuto anche come Zì Grazio, visto in partenza su una strana sedia adeguata al dorso di un asino; Mamma Giuseppa col volto racchiuso dal suo bianco velo, come in una cornice da chiostro. I personaggi sono visti nei loro umili gesti: Le donne al torrente, Vecchietta al vespro, Riposo sulle scale della Chiesa Madre, olio che affascina per le luci, le ombre, e per la prospettiva; Lungo la Via del Rosario, Un sorso d’acqua e poi ancora Frate Agostino, bel primo piano col sorriso stampato in faccia. Dice P. Guglielmo Alimonti: “La mano del Pittore scandisce, come calendario appeso all’azzurro del cielo, i giorni di una vita di gente che non conta. Il colore scorre come sotto la mano guidata dal cuore”. E’ l’Artista, diciamo noi, richiamandosi al Divino Poeta potrebbe tranquillamente dire per la sincerità e l’amore che lo ispirano: “…io mi son un che quando Amor mi spira, noto a quel modo ch’ei ditta dentro, vo significando”. Potrebbe sembrare banale questo riferimentoall’amore e alla sincerità d’ispirazione, ma oggi questi valori sono rari perché gli artisti si fanno guidare dalla razionalità, se non proprio da qualcosa di peggio. Nonostante l’unità data dal soggetto d’ispirazione, l’Artista non è monotono perché da quello è indotto a debordare su altri personaggi dell’Arte Sacra, rimanendo sempre nel mondo francescano. Negli ultimi anni ha riscoperto l’oro, che veniva usato ancora nel Rinascimento. Ed ecco volti in primo piano, impreziositi dal fondo trattato a foglia d’oro che dà più luce, quasi aureola ai soggettti sacri. Il cielo, però, trattato con questa foglia nelle scene di più ampio respiro delle grandi tele, rischia di appiattire le figure, non potendo queste avere i contorni di luci ed ombre che mettono in risalto i volumi. Hanno il fondo oro: S. Giovanni da Capestrano, S. Veronica Giuliani, S. Giuseppe da Leonessa, S. Chiara e S. Francesco d’Assisi, quest’ultime tele eccellenti. La trasfigurazione con Mosè, Elia e gli apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni è una vasta scena che si staglia sull’oro. Sono tutte tele del 2007 che, con altre che già sono in sede, andranno ad impreziosire il grande Refettorio dei PP. Cappuccini del Convento della Madonna dei Sette Dolori e costituiranno una specie di mostra permanente. Esposizioni di questo tipo sono aperte altrove. Nel refettorio del Convento di Pietrelcina vi sono una ventina di opere, mentre altre sessanta ssono nel Museo Conventuale, donate parte nel 1986 e parte successivamente. Una di queste il 24 maaggio 1987 fu donata dai PP. Cappuccini e dal Municipio di Pietrelcina a Giovanni Paolo II in occasione di una sua visita a S. Giovanni Rotondo. Successivamente il Santo Padre volle ringraziare con una sua lettera. Con le opere donate, il 23 maggio 1992 fu inaugurato a Pietrelcina il detto Museo permanente nell’ala della “Casa del Pellegrino” dedicata a Mary Pyle. Altra mostra permanente è quella inserita nello studio dell’Artista al Carmine di Penne, in Via Odescalchi 2: è dedicata a P. Pio e a Pietrelcina. E’ qui che questo fratello terziario, artista della spatola, passa le sue ore più belle lavorando con metodo, senza nessuno tra i piedi, nel pieno del silenzio e della concentrazione, avvolto nel suo timido camice bianco, come un medico. E’ il suo paradiso, dove egli vive coi Santi delle sue tele e con P. Pio che custodisce nel suo cuore e nella sua mente. Sul suo personaggio preferito, S. Pio, vi è una serie di grandi quadri del suo volto che risalta ora sul fondo scuro ora sul fondo oro. In qualche caso il volto, per quanto ben riuscito, non è bilanciato all’interno della cornice. Non è da credere che per la sua preferenza l’Artista non debordi su altri soggetti: vi sono due tele che raffigurano i suoi propri genitori: Il Maresciallo Gentile, La signora Italia, Il vecchio tifoso, due tele (70 x 60) su Emirati Arabi del 1987. C’è anche una rara Natura Morta che mostra gli ingredienti per “lu ciabbotte”, la pietanza preferita di P. Pio. Nel 1980/1981 eseguì anche degli ex-libris: L’Acquaventina, Palazzo Castiglione, Piazza Luca da Penne, Chiostro S. Domenico. Artista della spatola, abbiamo detto, perché i colori della sua tela sono stesi non con pennelli ma con spatole che creano masse corpose di effetto. Delle sue mostre ricordiamo ancora la Personale del dicembre 1986 con cui inaugurò la ristrutturata “ Galleria d’Arte della Camera di Commercio di Chieti; quella di Penne del 1988 che ebbe il catalogo PAESAGGI DI PIETRELCINA; quella di L’Aquila nel Forte Spagnolo con intervento di RAI 3; un’altra personale a Nizza al “Centre Universitarie Mediterranée” che gli fruttò lo stemma della Città e l’apposizione della firma nel Libro d’Oro degli Ospiti Illustri, la Collettiva di Parigi nel 2000 e quella di Lourdes nel 2003, presso il “Salus”, ospedale dell’Unitalsi, avente per tema il volto di S. Pio. Tra i riconoscimenti citiamo il 1° Premio Internazionale “Pietrelcina la terra di P. Pio”. Ha avuto anche una diretta televisiva in RAI 2, in occasione del Centenario della nascita di P. Pio, nella quale si parlò della sua arte. Nel 1984 fondò con i giovani di Pietrelcina la rivista INCONTRI, oggi intitolata PIETRELCINA, LA TERRA DI PADRE PIO, curata dai PP. Cappuccini di Foggia, e sempre negli Anni Ottanta produsse per lo Stand Turistico Religioso del Comune di Pietrelcina posto a Verona la cassetta audiovisiva PIETRELCINA. LA VITA DI P. PIO che vinse il primo premio. Nello stesso periodo montò per RETE 4 un documentario sui paesi del Gran Sasso, della durata di 75 minuti, intitolato ABRUZZO. Ha illustrato anche il testo religioso L’ITALIA FRANCESCANA ed ha pubblicato i suoi due primi libri IL PITTORE DELLA MORGIA ed i RACCONTI DELL’ANIMA suo processo spirituale dove rivela il suo approccio al Santo e la sua conversione. Storico- Prof. Candido Greco

Storico- Prof. Candido Greco

FRANCESCO GENTILE
“ Il reporter di S. Pio ”

L’Uomo di Pietrelcina non è soltanto il Santo che conosciamo ma anche il contadino suo compaesano, l’umile protagonista della terra la cui vita è senza storia. E’ all’uno e all’altro che il Gentile dedica la sua arte. Sono molti gli artisti che hanno ritratto S. Pio, ma nessuno finora ne aveva documentato anche gli affetti familiari, il paese di origine, i conventi dove visse, così come fa un reporter in un suo servizio speciale, servizio, però, che non è qualcosa di temporaneo, ma una missione che dura una vita intera. Già perché il Gentile oggi cinquantaquattrenne, da quasi un trentennio scruta, studia il suo Santo, riproducendo primi piani del suo volto nella maturità, nella vecchiaia, nel sorriso, nella sofferenza, nell’estasi. Ha costituito, ormai con il Santo un binomio di richiamo reciproco: quando nomina P. Pio, la mente propone le immagini dii Gentile e quando si cita il pittore pennese, essa corre a P. Pio. Pennese, abbiamo detto, in realtà egli è teatino perché nacque a Chieti il 7 ottobre 1953 da Nicola, maresciallo dei Carabinieri e da Italia Di Tizio, casalinga. Penne, però, lo è di adozione perché non solo vive nella Città di Penne dal 1964, ma anche perché in questa Città conseguì la maturità artistica nel 1972/1973. Prescindendo dal forte legame spirituale che lo aggancia al Santo, legame sul quale è restio a parlare, egli ha una forte attrazione per l’Ordine dei Cappuccini, facendo parte dei Terziari fin dal 1983. Inoltre dall’ottobre 1992 il Ministro Provinciale di Foggia, Fr. Mariano di Vito, lo ha affiliato alla Sua Religione, assegnandogli una cella nel Convento di S. Giovanni Rotondo. Da questi pochi cenni è chiaro quale atmosfera respiri l’Artista, vivendo periodicamente o saltuariamente nei conventi e nello stesso paese natale del Santo: Pietrelcina. Gentile aveva iniziato la sua carriera artistica nel 1973 con disegni a china, tempere ed olio di stile astratto, una fase che durò sette anni e che oggi egli ripudia con decisione. Egli fa nascere la sua arte “dall’incontro (s’intende spirituale) con S. Pio e Pietrelcina”. Egli stesso dice: “Dal giorno in cui l’insegnamento di San Pio mi ha spinto a cercare una nuova via, un nuovo me stesso, un nuovo senso alla mia esistenza, ho sentito forte in me il bisogno di esprimere il cambiamento attraverso le mie opere”. Dunque è una conversione e in questo senso la sua arte ha anche un valore autobiografico! Egli ancora dice: “Ho dedicato la mia vita al Santo e alle sue origini, all’umile mondo contadino di Pietrelcina”. Ecco una sequenza di immagini del paese beneventano, alcune profondamente cambiate da quando furono riprese: Pietrelcina, Via del Rosario, La culla nella Piana, L’olmo della vita, Larghetto del Principe, Vecchio casolare, Antica porta, Rione castello, Porta Madonnella, Il Pantaniello, La vecchia masseria, Il pozzo della sosta, Vecchio rudere, Ponticello sul Quadrelli, La vecchia casa. Le riprendiamo dal catalogo IMMAGINI E PAROLE del 2005: sono stupendi scorci del Centro storico e della circostante campagna dove predomina, ben distribuite, le tinte di colore (vedi i primi tre oli citati). Equilibrio cromatico, la prima caratteristica della pittura del Gentile! Si amano le sue tele anche per il senso di pace che trasmettono. I personaggi che amano altre opere ruotano sui contadini del posto, tra i quali troviamo Papà Grazio, il padre del Santo che era popolarmente conosciuto anche come Zì Grazio, visto in partenza su una strana sedia adeguata al dorso di un asino; Mamma Giuseppa col volto racchiuso dal suo bianco velo, come in una cornice da chiostro. I personaggi sono visti nei loro umili gesti: Le donne al torrente, Vecchietta al vespro, Riposo sulle scale della Chiesa Madre, olio che affascina per le luci, le ombre, e per la prospettiva; Lungo la Via del Rosario, Un sorso d’acqua e poi ancora Frate Agostino, bel primo piano col sorriso stampato in faccia. Dice P. Guglielmo Alimonti: “La mano del Pittore scandisce, come calendario appeso all’azzurro del cielo, i giorni di una vita di gente che non conta. Il colore scorre come sotto la mano guidata dal cuore”. E’ l’Artista, diciamo noi, richiamandosi al Divino Poeta potrebbe tranquillamente dire per la sincerità e l’amore che lo ispirano: “…io mi son un che quando Amor mi spira, noto a quel modo ch’ei ditta dentro, vo significando”. Potrebbe sembrare banale questo riferimentoall’amore e alla sincerità d’ispirazione, ma oggi questi valori sono rari perché gli artisti si fanno guidare dalla razionalità, se non proprio da qualcosa di peggio. Nonostante l’unità data dal soggetto d’ispirazione, l’Artista non è monotono perché da quello è indotto a debordare su altri personaggi dell’Arte Sacra, rimanendo sempre nel mondo francescano. Negli ultimi anni ha riscoperto l’oro, che veniva usato ancora nel Rinascimento. Ed ecco volti in primo piano, impreziositi dal fondo trattato a foglia d’oro che dà più luce, quasi aureola ai soggettti sacri. Il cielo, però, trattato con questa foglia nelle scene di più ampio respiro delle grandi tele, rischia di appiattire le figure, non potendo queste avere i contorni di luci ed ombre che mettono in risalto i volumi. Hanno il fondo oro: S. Giovanni da Capestrano, S. Veronica Giuliani, S. Giuseppe da Leonessa, S. Chiara e S. Francesco d’Assisi, quest’ultime tele eccellenti. La trasfigurazione con Mosè, Elia e gli apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni è una vasta scena che si staglia sull’oro. Sono tutte tele del 2007 che, con altre che già sono in sede, andranno ad impreziosire il grande Refettorio dei PP. Cappuccini del Convento della Madonna dei Sette Dolori e costituiranno una specie di mostra permanente. Esposizioni di questo tipo sono aperte altrove. Nel refettorio del Convento di Pietrelcina vi sono una ventina di opere, mentre altre sessanta ssono nel Museo Conventuale, donate parte nel 1986 e parte successivamente. Una di queste il 24 maaggio 1987 fu donata dai PP. Cappuccini e dal Municipio di Pietrelcina a Giovanni Paolo II in occasione di una sua visita a S. Giovanni Rotondo. Successivamente il Santo Padre volle ringraziare con una sua lettera. Con le opere donate, il 23 maggio 1992 fu inaugurato a Pietrelcina il detto Museo permanente nell’ala della “Casa del Pellegrino” dedicata a Mary Pyle. Altra mostra permanente è quella inserita nello studio dell’Artista al Carmine di Penne, in Via Odescalchi 2: è dedicata a P. Pio e a Pietrelcina. E’ qui che questo fratello terziario, artista della spatola, passa le sue ore più belle lavorando con metodo, senza nessuno tra i piedi, nel pieno del silenzio e della concentrazione, avvolto nel suo timido camice bianco, come un medico. E’ il suo paradiso, dove egli vive coi Santi delle sue tele e con P. Pio che custodisce nel suo cuore e nella sua mente. Sul suo personaggio preferito, S. Pio, vi è una serie di grandi quadri del suo volto che risalta ora sul fondo scuro ora sul fondo oro. In qualche caso il volto, per quanto ben riuscito, non è bilanciato all’interno della cornice. Non è da credere che per la sua preferenza l’Artista non debordi su altri soggetti: vi sono due tele che raffigurano i suoi propri genitori: Il Maresciallo Gentile, La signora Italia, Il vecchio tifoso, due tele (70 x 60) su Emirati Arabi del 1987. C’è anche una rara Natura Morta che mostra gli ingredienti per “lu ciabbotte”, la pietanza preferita di P. Pio. Nel 1980/1981 eseguì anche degli ex-libris: L’Acquaventina, Palazzo Castiglione, Piazza Luca da Penne, Chiostro S. Domenico. Artista della spatola, abbiamo detto, perché i colori della sua tela sono stesi non con pennelli ma con spatole che creano masse corpose di effetto. Delle sue mostre ricordiamo ancora la Personale del dicembre 1986 con cui inaugurò la ristrutturata “ Galleria d’Arte della Camera di Commercio di Chieti; quella di Penne del 1988 che ebbe il catalogo PAESAGGI DI PIETRELCINA; quella di L’Aquila nel Forte Spagnolo con intervento di RAI 3; un’altra personale a Nizza al “Centre Universitarie Mediterranée” che gli fruttò lo stemma della Città e l’apposizione della firma nel Libro d’Oro degli Ospiti Illustri, la Collettiva di Parigi nel 2000 e quella di Lourdes nel 2003, presso il “Salus”, ospedale dell’Unitalsi, avente per tema il volto di S. Pio. Tra i riconoscimenti citiamo il 1° Premio Internazionale “Pietrelcina la terra di P. Pio”. Ha avuto anche una diretta televisiva in RAI 2, in occasione del Centenario della nascita di P. Pio, nella quale si parlò della sua arte. Nel 1984 fondò con i giovani di Pietrelcina la rivista INCONTRI, oggi intitolata PIETRELCINA, LA TERRA DI PADRE PIO, curata dai PP. Cappuccini di Foggia, e sempre negli Anni Ottanta produsse per lo Stand Turistico Religioso del Comune di Pietrelcina posto a Verona la cassetta audiovisiva PIETRELCINA. LA VITA DI P. PIO che vinse il primo premio. Nello stesso periodo montò per RETE 4 un documentario sui paesi del Gran Sasso, della durata di 75 minuti, intitolato ABRUZZO. Ha illustrato anche il testo religioso L’ITALIA FRANCESCANA ed ha pubblicato i suoi due primi libri IL PITTORE DELLA MORGIA ed i RACCONTI DELL’ANIMA suo processo spirituale dove rivela il suo approccio al Santo e la sua conversione. Storico- Prof. Candido Greco

Storico- Prof. Candido Greco

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